Noemi sin da piccolissima sognava nuovi orizzonti e, nonostante la vita le abbia posto diversi ostacoli, non ha mai smesso di crederci: noi le auguriamo con tutto il cuore di realizzarli presto! Potete continuare a seguire le sue avventure sul suo Un personaggio in cerca d’autore.
Mi chiamo Noemi, ho 22 anni e sogno di andare all’estero da quando ne avevo 11.
Sogno, già, perché la realtà con me non è stata mai clemente. Da ciò che ricordo, tutto è iniziato con l’adolescenza: il voler scappare di casa, una famiglia non proprio perfetta e tutti i problemi che la crescita può comportare, tutti questi motivi, mi spinsero a cercare altro. La bellezza di luoghi a me sconosciuti, il poterne un giorno sentire l’odore, le voci di chi ci abita, la pioggia che scroscia su tetti di case che non mi sono mai appartenute e il sapore di cibi esotici, mi hanno avvolto e trascinato in avventure avvenute solo nella mia testa. Con l’avvento del primo computer in casa, poi, ho viaggiato in modo completo. Ero innamorata del Giappone e cercavo informazioni su Internet, ad ogni momento possibile. New York mi affascinava come può fare solo una città cosmopolita e ricca di sogni realizzati. L’Australia, con i suoi mari e le sue foreste ricche di fauna introvabile per noi Europei, hanno fatto nascere in me la voglia di un’avventura wild, nell’inesplorato.
Ho iniziato a raccogliere tutti i luoghi, tutta la loro storia e la geografia in un faldone: cercavo su siti di viaggi le foto e le informazioni, rielaboravo il tutto e stampavo. Ricordo ancora la stampante guasta che mi lasciava le immagini rigate. Ma non mi importava, io vedevo, nell’immagine del Buddha più grande del mondo o nel tempio più antico del Giappone, la bellezza, la novità e il fascino di luoghi che non avevo mai visitato e neppure mai sentiti nominare.
Tornare così indietro mi fa rivivere, in qualche modo, i sentimenti di quella ragazzina che cercava di evadere.
Quella ragazzina e quei pensieri esistono ancora. Lei vive nella provincia di Salerno e da anni cerca di evadere anche nella realtà. C’è andata vicina molte volte, ma mai nel modo definitivo che ha sempre sognato. A 22 anni continua a ripetersi di voler vivere viaggiando, di lavorare e visitare il mondo, ma le sembra sempre tutto molto labile, inafferrabile. Insomma, lei, io, è perseguitata da una sana dose di sfiga.
La prima volta che decisi di andare via di casa fu quando mi iscrissi al’università di lingue. Pensavo, ancor prima di completare i documenti per l’iscrizione, già all’Erasmus, pensavo di andare in luoghi popolati e famosi, che purtroppo conoscevo solo per sentito dire, visti solo nei documentari di cui ormai mi nutrivo quotidianamente. Iniziai con entusiasmo gli studi d’Inglese e Giapponese. Ero una delle più preparate, avevo studiato un anno da autodidatta e, nel frattempo, mi impegnavo costantemente: alle lezioni, a casa, in tutto insomma. Sognavo di essere perfetta per me stessa e per quel soggiorno all’estero che tanto desideravo. L’unica pecca era il tempo: avrei dovuto aspettare minimo al terzo anno per poter fare richiesta. Questo, però, non mi spaventava, il tempo passava in fretta, fra una lezione e l’altra, e io mi divertivo a studiare, da brava secchiona quale sono sempre stata.
Il problema, chiamato più semplicemente sfortuna, è arrivato quando meno me lo aspettavo. La mia famiglia non ha mai navigato nell’oro, anzi, siamo sempre stati modesti, giusti. I sacrifici erano all’ordine del giorno e io, diciottenne, non riuscivo a trovare un lavoro, nonostante i diecimila curriculum mandati ovunque.
Tutto accadde da un giorno all’altro e a ricordarlo fa ancora male: nella Napoli del lontano 2013, io mi rassegnavo al fatto che mio padre fosse stato licenziato e che io avrei dovuto abbandonare l’università, in quanto tasse, alloggio e spese extra, non potevano più essere affrontate. La famiglia, composta da cinque persone più animali domestici, doveva nutrirsi e pensare alle cose necessarie, come l’istruzione dei miei due fratelli più piccoli. Così, nel mese di febbraio mi ritrovai letteralmente a terra, emotivamente a pezzi e senza piani alternativi. Il cassetto, con tutti i sogni di quella ragazzina di undici anni, veniva chiuso per la prima volta, che a me, all’epoca, sembrò l’ultima.
Non risiedo all’estero, non ancora, purtroppo. Ma con le mie storie e le mie avventure, che racconto anche sul mio blog voglio essere d’aiuto a chi come me sogna e lavora, secondo dopo secondo, per costruirsi quel viaggio, l’unico che lo porterà via verso nuove avventure.
Noemi, Italia.
Ti abbraccio forte, Noemi. Sei stata molto forte a mandare giù la chiusura del tuo cassetto, proprio perché non è dipesa da te. Ti auguro di poter riprendere in mano il tuo sogno il prima possibile. Anche io, come te, ho sognato l’estero fin da piccola: se posso cederti un pizzico della mia fortuna, che è già stata tanta, lo faccio volentieri.
Ciao Elisa, ti ringrazio tantissimo per il supporto, anche questo mi ha aiutata nel tempo e cioè l’affetto di persone che condividevano il mio sogno. Prendo volentieri il pizzico di fortuna, che spero mi porti lontano!
Un sogno che si avvera, grazie mille Amiche di Fuso! Spero che la mia storia aiuti chiunque a non arrendersi e a lottare ancora per ciò che si crede e si sogna.
Cara Noemi! Il tuo è un sogno vero, forte e vivo; sono sicura che con la tua determinazione e la tua intraprendenza riuscirai a realizzarlo, magari in modi diversi rispetto a quelli che avevi immaginato, ma ce la farai. Continua così e ti auguro che presto potrò rileggere qui un tuo post con il racconto di come ci sei riuscita.
Cara Barbara, grazie. Nella mia vita nulla ha seguito un percorso normale o quantomeno ovvio, quindi mi aspetto che qualsiasi cosa accada da un momento all’altro. Si spera il prima possibile, per poter tornare poi a scriverlo anche qui. Grazie ancora!
Cara Noemi,
Sei ancora tanto giovane…. E sei anche molto intelligente, sai che per realizzare un sogno bisogna costruirlo e lavorarci. Vedrai che ce la farai.
In bocca al lupo, io tifo per te